Sala di Bellerofonte
La visita alla sontuosa Rocca inizia con la sala di Bellerofonte, originariamente adibita a ricevimento, i cui affreschi sono riconducibili al cremonese Cesare Baglione e collaboratori. Sulla volta centrale del soffitto è affrascato l'eroe greco Bellerofonte mentre uccide la Chimera. A impreziosire la volta si trovano delicate grottesche, tipiche del periodo rinascimentale.
Galleria di Esopo
La Galleria di Esopo è una delle sale più caratteristiche del maniero: un ampio corridoio a "elle" dedicato alla narrazione pittorica delle favole classiche e di paesaggi fantastici. Complessivamente le favole rappresentate sono tredici e continuano anche in altre sale. Lungo le pareti è possibile rinconoscere anche un bestiario definito da delicate grottesche e i due stemmi, quello composito Rossi-Gonzaga e quello della famiglia Riario.
Sala delle Favole
Qui ritroviamo le favole de "Il lupo e la gru"; "La volpe, il cane e il gallo"; "I topolini in assemblea"; "Il leone morente insultato da animali di rango inferiore".
Sala di Momo o della Maldicenza
In questa sala è possibile ammirare e leggere il primo vero fumetto, dedicato alla storia del mugnaio e di suo figlio che vanno al mercato con l'asino. La storia è rappresentata in cinque riquardi. La conclusione è nella didascalia della volta: "Momus ubique" (la maldicenza è dappertutto).
Sala dei Cesari
Insieme alla Sala dell'Asino d'Oro è considerata fra le più importanti del castello. Il contesti pittorico è incantevole e più antico rispetto al resto del maniero, in quanto realizzato tra il 1528 e il 1535. Si pensa che gli affreschi siano stati realizzati dagli allievi di Giulio Romano, artista allievo di Raffaello, famoso per aver eseguito i lavori di Palazzo Te a Mantova. La Sala dei Cesari era lo studio del marchese ed è caratterizzata da un'allegoria del potere imperiale con le immagini finissime di imperatori romani, matrone, damigelle e cavalieri. Rilievi classici sono riconoscibili nei medaglioni e nei cammei.
Sala dell'Asino d'Oro
La Sala dell'Asinp d'Oro è la camera nuziale dei due sposi Pier Maria Rossi III e Camilla Gonzaga. E' dominata nel soffitto da 17 riquadri tratti dall'opera "Le metamorfosi" di Apuleio, con particolare attenzione alla vicenda di Lucio-asino, senza alcun riferimento ad "Amore e Psiche", favola molto cara agli artisti rinascimentali. Questa scelta rende l'affresco un vero e proprio unicum nel suo genere.
Sala degli Atleti
Questa sala prende il nome dai due personaggi che sorreggono la volta, forse Ganimede e Atteone. In questa rappresentazione è facile riconoscere il potere maschile come l'immagine predominante della volta centrale, circondata da alte figure allegoriche.
Sala di Mercurio
La sala è dedicata al messaggero alato degli dèi greci. La figura del Dio delle Arti e delle Scienze è dipinta al centro del soffitto nella tradizionale immagine con piedi alati e caduceo in mano, circondato dalle arti liberali.
Sala di Circe e Didone
Le fonti d'ispirazione di questa sala sono l'Odissea e l'Eneide. Affrescata probabilmente da Orazio Samacchini, è l'unica stanza in cui si trova una cappa del camino dipinta, con la raffigurazione del suicidio di Didone e recante la firma di Co. Troilus Rubeus II, ossia Troilo II, a cui si deve la committenza delle opere nella sala.
Sala di Latona
La sala di Latona è la porta d'accesso alle stanze dell'ala Est, collegate tra loro da un medesimo ciclo pittorico ispirato alle Metamorfosi di Ovidio. L'immagine della dea greca Latona è raffigurata al centro del soffitto mentre riposa con i figli Diana e Apollo, dopo essere sfuggita alla gelosia di Giunone. La sala è conosciuta anche come "Camera d'oro" per l'uso dell'oro zecchino a impreziosire archi e lunette.
Sala di Adone
Un finto arazzo appeso a una balconata riproduce la storia di Adone morente, sorretto dall'amata Venere. Questa l'immagine che domina la sala. Lungo il loggiato che racchiude la storia del dio greco, si trovano i ritratti dei parenti più potenti della casata Rossi.
Sala dei Giganti
Un monito a coloro che si oppongono ai potenti è il messaggio impresso nella Sala dei Giganti che come punizione per aver sfidato Giove, vengono precipitati dall'Olimpo. L'insegnamento è reso ancora più immediato dall'immagine della scimmietta che ridicolizza tutti coloro che, pur conoscendo i propri limiti, si permettono di affrontare con arroganza i più forti.
Sala delle Gesta Rossiane
Magnifica e maestosa: sono le parole più adatte a presentare l'ultima stanza della Rocca. Fu Troilo II a farla costruire e decorare alla fine del XVI secolo, per imprimere con forza nella memoria il fasto della sua casata. Ben 1200 mq di affresco la rendono unica. Un susseguirsi di grottesche e allegorie, interrotto da 13 quadri-arazzo dalle grandi dimensioni, raffiguranti altrettanti episodi importanti nelle vicende dei Rossi, a partire dal 1199 per arrivare al 1542. La volta è sorretta da quattro cariatidi, le quattro stagioni, a simboleggiare lo scorrere del tempo. Imponente il camino, in marmo rosso e bianco, dove si trova lo stemma di famiglia, per sempre impresso nella storia di San Secondo.